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10SAN ROCCO IN ALBENZA memoria attiva. Ci%u00f2 significa oltrepassare le barriere dell%u2019indifferenza ed identificare i crimini della storia come male fatto a ciascuno di noi, riconoscendo sempre l%u2019appartenenza ad un%u2019unica famiglia umana, impegnandoci in prima persona per una quotidiana costruzione della pace nei suoi pilastri della verit%u00e0, giustizia, solidariet%u00e0 e libert%u00e0. Pietre d%u2019inciampo: un segno anche per le generazioni future, perch%u00e9 possano %u201cimbattersi%u201d nei nomi di chi ha sofferto, farsi domande e acquisire consapevolezza di quanto i nostri padri ci hanno lasciato con il dono della loro vita. Il vissuto individuale diventa infatti preziosa testimonianza di una storia collettiva i cui momenti pi%u00f9 tragici e bui sono divenuti fondamentali per la costruzione della democrazia e delle libert%u00e0 di oggi. %u201cStolpersteine%u201d: una dolorosa memoria condivisa, seminata in tante vie e piazze in Europa e non solo, che ci unisce per%u00f2 in un sentiero di speranza di umanit%u00e0 e pace.Vita di Carlo RotaCarlo Rota %u00e8 nato ad Almenno S. Bartolomeo il 15 novembre 1920 ed %u00e8 morto a Lollar (nei pressi di Francoforte) il 23 settembre 1944 a soli 23 anni. Era nella fanteria. Abitava in Albenza, Via Capedrizzi. Secondo sua sorella Cecilia, fu arrestato dai tedeschi in Albania, vicino a Pristina, e deportato in Germania per il lavoro forzato.Nei lager nazisti la fame spingeva i prigionieri a cercare in ogni modo del cibo per poter sopravvivere. A Lollar, dove si trovava Carlo Rota, per far fronte ai furti nei campi adiacenti al lager fu istituita una %u201cguardia rurale%u201d. Il 22 settembre 1944, il capo della SA, il fornaio Theodor Beckel, era in pattuglia. Nei pressi della baracca degli italiani, lui e un altro nazista di Lollar notarono tre lavoratori forzati che si dirigevano verso un campo di patate passando sotto la rete Carlo Rota, deportato e assassinato a Lollar nel 1944, e Angelo Manzoni, deportato a Schwerin e assassinato a Essen nel 1944. Sono questi i nomi riportati sulle due pietre d%u2019inciampo posate il 26 gennaio 2025 ad Almenno San Bartolomeo, sul sagrato della Chiesa Parrocchiale in Albenza e in Via Fratelli Manzoni 17 rispettivamente, alla presenza delle autorit%u00e0, di diverse associazioni, dei parenti, delle promotrici del progetto e di numerosi parrocchiani. La cerimonia di posa %u00e8 stata organizzata dall%u2019Amministrazione Comunale di Almenno San Bartolomeo, in collaborazione con l%u2019Associazione Combattenti e Reduci, l%u2019Associazione Famiglie dei Caduti e dei Dispersi in Guerra, l%u2019ISREC (Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza), la Parrocchia di San Bartolomeo e la Parrocchia di San Rocco in Albenza, nella ricorrenza della Giornata della Memoria 2025.Sono stati quindi collocati altri due tasselli in un mosaico europeo per la memoria, in un progetto monumentale dal titolo %u201cStolpersteine%u201d (letteralmente %u2018Pietre d%u2019inciampo%u2019) ideato da Gunter Demnig nel 1995 per tenere vivo il ricordo di tutti i deportati nei campi di concentramento e sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loro case. Uomini e donne strappati dalle loro vite, a cui fu cancellata la dignit%u00e0 di essere umani, a cui fu tolto tutto, persino il nome.I piccoli cubetti in cemento con targa in ottone, realizzati a Berlino (perch%u00e9 da l%u00ec partirono gli ordini che uccisero le persone ricordate), sono stati quindi pensati per aiutarci a non dimenticare, per ricordare (letteralmente %u201crichiamare al cor/cuore%u201d) e per ritenere sempre la consapevolezza di quanto accaduto, affinch%u00e9 non si ripeta. Queste pietre, posate nei luoghi della quotidianit%u00e0, vogliono essere un %u201cinciampo%u201d nel nostro cammino, spesso frettoloso e distratto, per fermarci a pensare e per assumere una Per non dimenticare: posa di due pietre d%u2019inciampo ad Almenno San Bartolomeo